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Channel: Geopolitica venezuelana – Pagina 233 – eurasia-rivista.org
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Mosca contrasta la NATO

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Fonte: http://www.atimes.com/atimes/Central_Asia/LL14Ag01.html


Molte persone non sanno che l’affermazione dell’ex presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan “fidati, ma verifica” è in realtà la traduzione di un proverbio russo – doveryai, no proveryai. Due decenni nell’era post-guerra fredda, Mosca vuole reclamare la frase contraddittoria dal repertorio statunitense ed applicarlo alla Russia del “reset” dei rapporti con gli Stati Uniti.

La batosta che il presidente statunitense Barack Obama ha ricevuto alle elezioni di metà termine del congresso, le informazioni di Wikileaks sui piani di difesa della North Atlantic Treaty Organization (NATO) contro “la possibile aggressione russa“, l’annuncio della decisione USA di schierare un reparto della forza aerea presso la base aerea di Lask, in Polonia, il discorso belligerante della scorsa settimana del senatore John McCain, rimettono in discussione tutta la filosofia del reset con la Russia – e tutto ciò crea un senso di inquietudine a Mosca.

Non sorprende che il messaggio che esce dal vertice della Collective Security Treaty Organization (CSTO) a Mosca, di Sabato scorso, è che Mosca vuole una propria alleanza che sia ulteriormente rafforzata come “elemento chiave per garantire la sicurezza nello spazio post-sovietico” e per valorizzare la sua immagine a livello globale. La CSTO comprende Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Russia, Tagikistan e Uzbekistan.

Le elezioni di medio termine negli Stati Uniti lasceranno la Russia, come molti altri paesi, chiedersi se le speranze puntate sulla capacità di Obama di attuare il “reset” non abbiano molte supposte ragione di esistere, nei fatti. Il discorso di McCain alla Johns Hopkins School of Advanced International Studies di Venerdì scorso, segnalava che il reset è sicuramente incontrerà una rigida opposizione del Congresso dominato dai repubblicani.

McCain ha messo in dubbio la necessità stessa del reset quando “la Russia sta diventando sempre meno capace di essere una globale, grande potenza partner degli Stati Uniti“, quando gli interessi statunitensi e russi per lo più divergono, quando non hanno tutti i valori condivisi; quando il sistema politico russo è “irresponsabile e predatorio“, presieduto da un “quasi criminale sindacato dominante“, che “ruba, mente e aggredisce i propri cittadini con virtuale immunità“.

Citando disaccordi continui con la Russia sulla difesa antimissile in Europa, la schiacciante superiorità della Russia nelle armi nucleari tattiche e i diversi approcci nell’apertura dei mercati dell’energia, McCain ha invitato l’amministrazione Obama di essere “più decisa nella difesa dei nostri interessi e valori“, e per collegare l’ammissione della Russia al World Trade Organization alla sua adesione al dominio del diritto.

La bonomia inventata in occasione del vertice della Nato a Lisbona il mese scorso s’è del tutta dissipata. Nel frattempo, le rivelazioni di WikiLeaks mettono un punto interrogativo sulla sincerità della NATO nel “reset” con la Russia. Secondo i cabli diplomatici degli Stati Uniti, a gennaio la NATO ha elaborato piani per difendere gli Stati baltici contro una possibile aggressione militare russa e la segretaria di Stato Hillary Clinton ha voluto che i piani fossero tenuti segreti a Mosca.

Mosca dice che questi piani sono stati approvati al vertice di Lisbona, anche se l’alleanza ha dichiarato di voler tentare un “vero e proprio partenariato strategico” con la Russia sulla base di interessi comuni sulla sicurezza e la necessità di affrontare “sfide comuni, individuate congiuntamente“.

Mosca è infastidita. Il ministro degli Esteri Sergei Lavrov ha detto, “Con una mano la NATO … negozia con noi alcuni importanti documenti che miravano a una partnership paritetica, e con l’altra mano prende alle nostre spalle decisioni circa la necessità di difesa contro di noi… Abbiamo posto queste domande e ci aspettiamo di ottenere risposte. Presumo che abbiamo il diritto di farlo.”

Allo stesso modo, a seguito dei colloqui a Washington di Mercoledì tra Obama e il presidente polacco in visita Bronislaw Komorowski, i due paesi hanno annunciato un rafforzamento dei loro legami della difesa nello spirito della Dichiarazione sulla cooperazione strategica USA-Polonia del 2008, che prevede la cooperazione tra le due forze aeree e l’istituzione di un distaccamento aereo statunitense in Polonia.

Il Ministero degli Esteri russo ha reagito, collegando la decisione statunitense-polacca, con la divulgazione dei Wikileaks e lo schieramento in Polonia, nel 2009, dei sistemi di difesa aerea Patriot, “Il vero scopo è anche ciò che solleva questioni“. Ironia della sorte, Komorowski ha ospitato Medvedev a Varsavia, appena prima di procedere per Washington. Questa è stata la prima visita di un leader russo in Polonia in 10 anni e i media occidentali l’hanno lodata come una svolta storica nella sicurezza europea.

Mosca ha detto: “Sembra che stiamo assistendo ad un riflesso antico della NATO attivato per costruire la potenza a scapito della sicurezza di altri paesi – è tanto più strano che tutto questo succede dopo l’esito positivo del vertice del Consiglio Russia-NATO e delle dichiarazioni dell’Alleanza che la Russia non è considerata un avversario … noi [la Russia] saremo costretti a considerare i piani USA-polacchi nell’attuazione dei nostri programmi per la creazione delle forze armate e nel lavoro con i nostri alleati“.

Così, il summit della CSTO a Mosca di Sabato, ha avuto luogo in un contesto politico complesso. Inizialmente, l’ordine del giorno era quello di concentrarsi sul miglioramento del meccanismo di risposta alle crisi dell’alleanza, “al fine di aumentare il potenziale CSTO nel rispondere alle minacce e alle sfide alla sicurezza“.

In poche parole, la CSTO è stata praticamente impedita dall’Uzbekistan nell’intervenire nella crisi in Kirghizistan di giugno, e un vertice informale di questa alleanza a Yerevan ad agosto, aveva ordinato che delle modifiche devono essere effettuate nello statuto della CSTO, “per migliorare l’efficienza … in materia di risposta alle emergenze“. È interessante notare che Mosca ha avuto successo nel persuadere Tashkent ad andare avanti con la revisione degli statuti della CSTO e che il presidente Uzbeko Islam Karimov ha partecipato al vertice di Sabato.

Il vertice ha approvato una dichiarazione sulla cooperazione in ambito internazionale. Mosca è chiaramente interessata a valorizzare il ruolo della CSTO a livello internazionale, come contrasto alla auto-proiezione della NATO al suo vertice di Lisbona, come l’unica organizzazione di sicurezza globale. Ha inoltre deciso una forza di pace collettiva, e sulle imprese “out-of-area” sul modello attuato dalla NATO in Afghanistan.

Pertanto, i paesi membri della CSTO hanno espresso la volontà di non attuare solo compiti di peacekeeping, ma anche “offrire, a determinate condizioni, queste forze di pace collettiva per le operazioni che vengono condotte su decisione dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU“. Il vertice di Mosca pone l’accento sul “coordinamento della politica estera” tra i paesi membri della CSTO, simile al sistema della NATO.

Chiaramente, la CSTO ha reagito al risultato del vertice di Lisbona della NATO. La partecipazione dell’Uzbekistan al vertice di Sabato, rafforza Mosca. Un netto raffreddamento è evidente nelle relazioni tra l’Uzbekistan e gli USA. La Clinton, durante la sua visita a Tashkent il 2 dicembre, ha pubblicamente rimproverato il governo Uzbeko. Ha detto che l’Uzbekistan dovrebbe “tradurre le parole in fatti” per migliorare la propria situazione dei diritti umani.

Rivolgendosi ad un gruppo di leader di ong a Tashkent, la Clinton ha detto: “Io ho spinto [Karimov] a dimostrare il suo impegno attraverso una serie di passaggi, a garantire che i diritti umani e le libertà fondamentali siano veramente tutelati in questo paese.” La Clinton ha rivelato che ha rimproverato Karimov sui temi delle restrizioni alla libertà religiosa, della tortura e del lavoro minorile in Uzbekistan. “Abbiamo sollevato questi problemi … e continueremo a fare del miglioramento dei diritti umani in Uzbekistan una parte integrante dell’espansione delle nostre relazioni bilaterali“.

Washington ha ragione di essere scontenta di Tashkent. Karimov ha collaborato con la Russia nel soffocare la mossa degli Stati Uniti di introdurre l’Organizzazione della Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) come fornitore di sicurezza in Asia centrale. Ancora più importante, Tashkent ha apertamente criticato la strategia degli Stati Uniti in Afghanistan.

In occasione del vertice OSCE di Astana del 1° dicembre (in cui Karimov non è riuscito a partecipare), il ministro degli Esteri Uzbeko, Vladimir Norov ha accusato l’OSCE e le sue strutture per “l’impossibilità di svolgere un ruolo positivo nella prevenzione e nella neutralizzazione degli eventi di sangue di giugno” in Kirghizistan. E’ stata un’accusa al tentativo di Washington di infilare l’OSCE in Kirghizistan come sostituta della CSTO nella regione.

Ancora più diretta è stata la critica di Norov alla strategia del surge di Obama. “E’ sempre più chiaro che non esiste una soluzione militare al problema afghano, e che la strategia d’insediamento scelta dalle forze della coalizione, non sta rendendo i risultati attesi.

Norov ha ribadito la proposta di Tashkent di trovare soluzioni alternative per una soluzione pacifica nell’Afghanistan, attraverso negoziati multilaterali sotto l’egida delle Nazioni Unite. Egli ha detto: “Il contesto dell’iniziativa Uzbeka si basa sul riconoscimento che gli affari interni afgani devono essere risolti dal popolo afghano con l’aiuto di paesi i cui interessi per la sicurezza includano la fine della guerra e la promozione della stabilità in Afghanistan“. Egli ha sottolineato che i colloqui dovrebbero essere tenuti con “tutte le parti principali contrapposte“.

In sintesi, quanto emerge dal summit della CSTO è il seguente. In primo luogo, vi è un sospetto inespresso ma solido di Mosca per quanto riguarda le intenzioni della NATO. Questa apprensione si traduce in una nuova determinazione a costruire la CSTO come organizzazione rivale che sfida la proposta della NATO di proiettarsi nello spazio post-sovietico e la sua pretesa di essere l’unica organizzazione mondiale della sicurezza.

In secondo luogo, i paesi dell’Asia Centrale sono profondamente preoccupati per il deteriorarsi della situazione in Afghanistan e per il fallimento della strategia degli Stati Uniti. Essi guardano a Mosca come garante della sicurezza regionale. Questo si è tradotto nella disponibilità a rinforzare la forza di dispiegamento rapido della CSTO e a snellire i processi decisionali all’interno dell’Alleanza nell’affrontare le emergenze o le situazioni di crisi.

In terzo luogo, le intenzioni USA in Afghanistan sono tutt’altro che trasparenti e una permanente presenza militare statunitense è sul tavolo. La situazione rimane confusa per quanto riguarda l’esatto evolversi degli eventi nelle terre dell’Afghanistan al confine con il Tagikistan. Infatti, l’intelligence degli Stati Uniti ha avuto accordi occulti con i militanti islamisti dell’Asia centrale operanti al di fuori dell’Afghanistan, e vi è grande diffidenza tra i paesi dell’Asia centrale per quanto riguarda progetto di democrazia degli Stati Uniti nella regione.

In quarto luogo, il vertice di Mosca ha prestato molta attenzione alle attività della CSTO nel campo dell’applicazione della legge, della sicurezza delle frontiere e della politica militare. La disponibilità della CSTO a svolgere un ruolo in Afghanistan nello scenario post-2014 è evidente. Il presidente afghano Hamid Karzai sarà in visita a Mosca la prossima settimana. La CSTO si sta anche muovendo nella direzione della creazione di legami con il Pakistan per quanto riguarda la lotta al traffico di droga.

Infine, il vertice di Mosca si è incentrata sul rafforzamento del ruolo della politica estera della CSTO. Ciò in risposta ai tentativi statunitensi di accentuare le differenze intra-asiaticocentrali e a svolgere il ruolo di spoiler diplomatico per bloccare i processi di integrazione nella regione guidati da Mosca. Diventa necessario, per i paesi membri della CSTO, coordinare la loro politica estera, se vogliono intraprendere operazioni di pace nei punti caldi mondiali. La CSTO emula la cultura della NATO.

In sintesi, la Russia si fida della necessità di un “reset” nei rapporti con la NATO, ma è costretta a “verificare” la sua sincerità. Come Lavrov ha detto, “seri dubbi nascono” dalle tendenze contraddittorie negli atteggiamenti della NATO verso la Russia. Mosca ha deciso di mantenere la CSTO come una efficace contro-alleanza – nel caso in cui la scuola di pensiero di McCain guadagnasse terreno a Washington.


MK Bhadrakumar è stato diplomatico di carriera nel servizio estero indiano. Tra gli incarichi ricoperti sono inclusi l’Unione Sovietica, Corea del Sud, Sri Lanka, Germania, Afghanistan, Pakistan, Uzbekistan, Kuwait e Turchia.


Traduzione Alessandro Lattanzio

http://www.aurora03.da.ru

http://www.bollettinoaurora.da.ru

http://sitoaurora.xoom.it/wordpress/

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